Una fine che profuma di inizio

Ci sono momenti che non si dimenticano. L’ultimo giorno di scuola è uno di questi.
Ma all’Accademia Intrecci non è un addio: è un “ci vediamo sul campo”.

Dopo mesi intensi di studio, prove, visite e lezioni che hanno mescolato teoria e passione, si è ufficialmente chiuso un altro anno accademico. In aula si respira una miscela inconfondibile: la soddisfazione per ciò che è stato e l’adrenalina per ciò che sta per arrivare.

Con la cerimonia di chiusura, ogni studente ha ricevuto la propria assegnazione di tirocinio: realtà dell’ospitalità di altissimo livello, attente ai dettagli, al servizio, all’eccellenza. Strutture dove la professionalità si allena ogni giorno, e dove la teoria diventa pratica.

È il momento di mettersi in gioco. Di aprire una carta vini, allacciare un grembiule, accogliere un cliente.
È il momento in cui il talento incontra l’occasione.

Per alcuni sarà un’avventura nel cuore di Roma, per altri una terrazza affacciata sul Mediterraneo. Ma per tutti, sarà l’inizio vero di una carriera che non è più un sogno, ma una realtà che bussa alla porta.
Buon viaggio, ragazzi.

L’Accademia resta casa, ma ora tocca a voi scrivere la prossima pagina.

Cristina Mascanzoni all’Accademia Intrecci – L’ospitalità è il vero lusso del vino

Con la sua lezione appassionata, Cristina Mascanzoni Kaiser, fondatrice di WineHO e tra le figure più influenti dell’enoturismo internazionale, ha mostrato agli studenti dell’Accademia Intrecci quanto il valore dell’accoglienza sia essenziale anche nel mondo del vino.

“Il vino da solo non basta” ha esordito, con il sorriso di chi conosce bene il potere dell’ospitalità. Non basta il prodotto, serve il racconto. Serve il territorio, l’arte, l’umanità. Serve far vivere il vino, non solo farlo assaggiare.

Cristina Mascanzoni Kaiser ha tracciato un cambio di paradigma: oggi non vince il vino migliore, ma quello capace di trasformarsi in esperienza. L’accoglienza, intesa come capacità di coinvolgere tutti i sensi e trasmettere identità culturale, diventa l’elemento differenziante.

Per gli studenti di Intrecci, futuri professionisti dell’ospitalità di alta gamma, la lezione è stata un tassello fondamentale. Comprendere che servire un vino significa anche raccontare una storia li prepara a creare esperienze autentiche e memorabili.

Attraverso esempi concreti, come l’adozione della statua di Cangrande della Scala da parte di Sartori e la collezione di etichette d’autore firmate da stilisti italiani per Feudi del Pisciotto, la fondatrice di WineHO ha illustrato come il vino possa dialogare con l’arte, il design, il patrimonio culturale, conquistando nuovi pubblici e costruendo valore.

Oggi il vero lusso non è nell’oggetto, ma nell’esperienza. Ed è proprio nell’accoglienza, nell’attenzione ai dettagli, nella capacità di emozionare, che l’Italia può trovare la sua forza distintiva. Una sfida che gli studenti di Intrecci sono pronti ad accogliere.

Champagne 8.0 – Un viaggio tra bollicine, storie e territori

C’è un momento, appena scesi dall’aereo, in cui l’aria francese cambia tutto: diventa più frizzante, profuma di gesso, storia e lieviti nobili. È iniziato così Champagne 8.0, il viaggio degli studenti di Intrecci nel cuore di una delle regioni vitivinicole più iconiche al mondo.

La prima tappa è stata Maison Vilmart & Cie, a Rilly-la-Montagne. Qui, il tempo sembra rallentare, tra i silenzi delle cantine e i racconti che attraversavano generazioni. Un pranzo al sacco, veloce ma carico di entusiasmo, prima di tuffarsi in un mondo fatto di savoir-faire e rispetto per la terra.

Nel pomeriggio, la visita alla Maison Alexandre Filaine ha aggiunto una sfumatura più intima e artigianale: una piccola produzione, autentica e sincera, dove ogni bottiglia racconta una storia personale, quasi familiare. Tra una bollicina e l’altra, la visita diventa un momento di condivisione che ha lasciato il segno.
Il secondo giorno si è aperto con un risveglio nella splendida Reims, tra architetture gotiche e un tour che ha svelato il volto culturale della Champagne.

Infine, la visita alla Maison Doyard, nei Blancs-Coteaux: eleganza pura, profondità e finezza che si sono riflesse nei volti attenti e negli appunti presi con passione. Un’esperienza che ha parlato di eccellenza, tradizione e futuro.

Champagne 8.0 non è stato solo un viaggio: è stato un laboratorio di emozioni, gusto e ispirazione. Perché conoscere il vino significa anche viaggiare nei luoghi in cui nasce, incontrare chi lo crea, ascoltare il silenzio delle botti e sentire, nel primo sorso, tutto ciò che c’è dietro.

Le acque minerali, una realtà unica con caratteristiche distintive che dipendono dal “terroir” in cui si formano 

L’acqua è l’elemento principale del nostro corpo e proprio per questo abbiamo bisogno di acqua per una sana e corretta idratazione, fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere. In base al tenore di sali minerali e di oligoelementi, le acque minerali possono quindi contribuire al giusto apporto di queste sostanze nelle varie fasi della vita di una persona. Questi componenti sono certificati in etichetta che identifica, in modo univoco, tutti gli elementi e le caratteristiche di un’acqua minerale.  

Le acque minerali rappresentano, quindi, una realtà unica perché provengono da sorgenti sotterranee, sono microbiologicamente pure e le loro caratteristiche dipendono dai luoghi in cui si formano. Proprio come il vino, ogni acqua ha il suo “terroir” distintivo e si arricchisce di sali minerali differenti in base alle rocce che attraversa. Inoltre, devono avere un apposito riconoscimento dal Ministero della Salute che le valuta sotto il profilo geologico, fisico-chimico e microbiologico garantendo loro purezza originaria e la costanza nel tempo delle loro caratteristiche essenziali.  

La nostra acqua S.Pellegrino, con le sue radici profondamente italiane e la sua anima internazionale, si caratterizza per il perlage leggero e persistente. S.Pellegrino percorre   nel sottosuolo un viaggio di circa 30 anni che le consente di arricchirsi di minerali e oligoelementi che donano un corpo pieno e conferiscono struttura e persistenza sapida. Il gusto unico di S. Pellegrino, notevole acido e sapido, è la firma del suo territorio di origine. 

Acqua Panna nasce da sorgenti situate tra 700 e 900 metri sul livello del mare in una riserva all’interno di una meravigliosa area condotta secondo le regole dello sviluppo sostenibile che si estende per oltre 1300 ettari alle pendici del Monte Gazzarro, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Circola all’interno di un’antichissima struttura di arenaria, intercalata da strati marnoso – argillosi per risalire in superficie per sgorgare pura e incontaminata. È un viaggio che dura 14 anni, durante i quali l’acqua si arricchisce di minerali che, insieme al Ph alla sorgente di 7,9, quindi alcalino, le conferiscono il suo gusto morbido, setoso ed equilibrato. 

Le caratteristiche uniche e il gusto inconfondibile di queste acque mineralile rendono perfette per accompagnare ed esaltare le creazioni degli chef.  

La carta d’identità di S.Pellegrino 

TERROIR  
S. Pellegrino ha un residuo fisso di 853 gr/l, a 180°C.  Ciò conferisce all’acqua un corpo e una struttura più pieni. Questi alti livelli di minerali conferiscono struttura e persistenza sapida e sono dovuti al prolungato contatto dell’acqua con lo strato del sottosuolo della Val Brembana. 

DEGUSTAZIONE 
S. Pellegrino è chiara e trasparente. Al naso si apre con le sfumature generalmente legate alle origini rocciose. Le bollicine sono fini e ben integrate. Al palato è persistente e presenta una notevole acidità e sapidità che sono la firma del territorio di origine. Queste sensazioni sono legate anche al tempo in cui l’acqua scorre sottoterra in costante presenza di minerali di cui si arricchisce.  

SERVIZIO  
È sempre meglio degustare le acque minerali da sole, senza aggiunta di ghiaccio o limone. Nel caso di S.Pellegrino, si utilizza un calice che si restringe verso l’alto, dirigendo le bollicine verso la lingua per permettere di apprezzare meglio il perlage. La temperatura di servizio di S. Pellegrino è di 10°C. 

La carta d’identità di Acqua Panna 

TERROIR 
Acqua Panna ha un residuo fisso di 139 mg/l a 180°C e ciò influisce sul corpo e sulla struttura dell’acqua che risulta essere particolarmente leggera e morbida.  

Il Ph alla sorgente è 7,9, un valore leggermente alcalino e più elevato rispetto ad altre acque minerali presenti sul mercato, che le conferisce un gusto perfettamente equilibrato. 

DEGUSTAZIONE 
Acqua Panna è limpida e luminosa. La prima caratteristica che si nota al naso, come al palato, è la sua freschezza. Grazie al suo basso contenuto di minerali e al Ph 7,9, Acqua Panna rimane morbida e rotonda al palato, con un finale elegante e leggero. 

SERVIZIO  
È sempre meglio degustare le acque minerali da sole, senza aggiunta di ghiaccio o limone. Per Acqua Panna utilizzare un bicchiere leggermente aperto consente all’acqua di esprimere al meglio il suo odore delicato e di dirigerla verso il palato in modo più ampio e completo. La temperatura di servizio ideale è di 8-9°C.

Un sorso di sapere: il viaggio degli studenti di Intrecci tra Mastri Birrai Umbri e Cantine Terre della Custodia

Per conoscere meglio una birra o un vino, vedere come nascono e quali sono le loro caratteristiche non c’è niente di meglio che entrare nei luoghi dove essi prendono vita. Così, gli studenti di Intrecci hanno intrapreso un viaggio immersivo, fatto di aromi intensi, sapori autentici e racconti di passione e tradizione all’interno del mondo Farchioni, a Gualdo Cattaneo, in Umbria.

La prima tappa li ha condotti nel cuore del birrificio Mastri Birrai Umbri, dove il profumo del malto tostato si mescola all’aroma pungente del luppolo. Qui, hanno potuto osservare da vicino il processo produttivo e scoprire come ogni dettaglio – dalla selezione delle materie prime alla temperatura di servizio – influenzi l’esperienza sensoriale finale. Ma la teoria non basta: per comprendere davvero l’essenza di una birra, bisogna assaggiarla. E così, guidati da esperti, hanno partecipato a una degustazione sensoriale, assaporando diverse birre artigianali e cogliendone le sfumature.

Dalla birra al vino, il viaggio è proseguito tra le botti della Cantina Terre della Custodia, dove il tempo e la cura trasformano l’uva in autentiche eccellenze enologiche. Passeggiando tra le barrique, gli studenti hanno approfondito le tecniche di vinificazione e affinamento, soffermandosi in particolare sul Sagrantino, vitigno simbolo dell’Umbria, noto per la sua struttura potente e il suo carattere inconfondibile. L’esperienza si è conclusa con una degustazione esclusiva del metodo classico, accompagnata da bruschette con olio extravergine, per un connubio perfetto tra gusto e tradizione.

Più di una semplice visita, questa giornata è stata una vera e propria immersione nell’arte dell’accoglienza, dove ogni dettaglio contribuisce a creare un’esperienza indimenticabile. Perché chi lavora nell’ospitalità sa che dietro ogni sorso c’è una storia da raccontare. E gli studenti di Intrecci lo stanno imparando, sorso dopo sorso.