Il cliente non mangia in cucina, non parla con il cuoco,
non si fa consigliare dal maître pâtissier.
Non è fatto accomodare tra i fornelli.
Non vede il cibo prima di ordinarlo, non vede le celle frigorifere o la cantina.
Il cliente sceglie sì un’esperienza culinaria,
ma per renderla unica ha bisogno in primis della sala.
Il volto di un piatto prelibato è di chi lo racconta con maestria,
raramente conosciamo i lineamenti di chi lo ha cucinato per noi.
In un’ epoca in cui il cibo è sotto ogni riflettore possibile,
le persone, ristoratori compresi, tendono a dimenticare che è la sala,
insieme alla cucina, a dare vita allo spettacolo.
Che il cliente si serve in sala e che quindi la sala serve.
Che prima viene il “benvenuto” e solo dopo il “buon appetito”.